Sul far della sera Sara Errani e Jasmine Paolini sono entrate nella leggenda del tennis mondiale. Le due azzurre, teste di serie n.3, hanno battuto le russe Mirra Andreeva e Diana Shnaider per 2-6, 6-1, 10-7 ed hanno conquistato la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Parigi. A 37 anni e 97 giorni, Sara Errani è la prima italiana e la settima donna nella storia a ottenere il Career Golden Slam di doppio, cioè la vittoria di tutti gli Slam e dell’Oro olimpico nell’arco di una carriera. Una vittoria sofferta, maturata solo al super tie-break del 3° set, ma meritata. Ha vinto la coppia più forte ai Giochi, una soddisfazione enorme per lo sport italiano e per tutto il movimento tennistico.
E’ stato un successo in rimonta quello delle azzurre che in avvio vanno subito sotto 1-3 in avvio con break subito dalla Errani. La coppia italiana è un po’ meno brillante rispetto alle ultime uscite, mentre le russe, che giocano senza bandiera ed a titolo individuale, si confermano molto solide. Inoltre se Sara gioca il suo classico match da maestra, fantastica a rete e per sagacia tattica, Jasmine commette qualche errore di troppo. Le russe dominano e salgono prima 4-1 poi 5-2. Qui Sara Errani richiede il trattamento medico uscendo dal campo, alla ripresa è 6-2 Russia. Nel secondo set cambia la musica, subito break Italia, le russe si salvano da 0-40 tenendo la scia sul 2-1, ma sul 4-1 un nuovo break su Shnaider consente alle azzurre di salire sul 5-1 e chiudere di lì a poco il set. Super tie-break emozionante. Il primo allungo è delle azzurre (2-0) ma Andreeva recupera il mini-break con un gran diritto e pareggia poi con la volée di rovescio (2 a 2). Shnaider mette fuori il diritto e si gira con le azzurre avanti (4-2 Italia). Diana mette fuori la risposta di rovescio e c’è un altro allungo tricolore, stavolta più netto con la volèe di rovescio incrociata di Sara (6-3 Italia), lo smash di Sara è non perdona (7-3 Italia). Le russe recuperano uno dei due mini-break di svantaggio, ma al termine di uno scambio pazzesco Sara appoggia la volée di diritto ristabilendo le distanze (8-5). Una Andreeva notevole vince un corpo a corpo sotto rete con Errani (8-6 Italia). Jasmine sbaglia un diritto e le avversarie si riavvicinano pericolosamente (8-7 Italia). Shnaider sbaglia di rovescio ed arrivano due match-point (9-7 Italia): basta il primo perché il diritto di Andreeva si ferma sul nastro ed è 10-7 Italia. “Una finale pazzesca – dicono le due azzurre con una voce sola-, abbiamo iniziato malissimo, sembrava andata, una tragedia, non sappiamo come l’abbiamo ripresa ed ora eccoci qui. E’ stata durissima, è una gioia immensa”. “E’ un sogno che diventa realtà – racconta Sara -, ho sognato tante volte questo momento, e l’ho rincorso lavorando duramente per un anno. Ora voglio dormire un po’ con la medaglia, che ancora non ci credo”. “E’ qualcosa di speciale tenere questa medaglia al collo – le fa eco Jasmine -, è stato tutto bellissimo: vincere, vincere in doppio e vincere qui. E’ un’emozione e una soddisfazione che solo pochi mesi fa non potevo nemmeno immaginare. Provo tanta gioia, solo tanta gioia. E’ una medaglia speciale, nella mia carriera prima di ricevere la proposta di Sara non avevo mai pensato in effetti a provare a centrare un obiettivo simile”.
Sara continua: “Alla medaglia ci avevo pensato, era un obiettivo che sentito difficile ma non impossibile. Ripeto, ci tenevo di più a una medaglia che a uno Slam. Non esserci riuscita a Rio, uscita ai quarti, mi fece piangere due giorni. Dopo otto anni, a questa età, non era scontato. Sono troppo soddisfatta”. Sara ha una dedica, sacrosanta. “Devo ringraziare innanzitutto la mia famiglia, ma la dedica la faccio a me stessa, perché sono io che sono stata sempre sul pezzo, la forza che trovato l’ho avuta dentro di me, devo essere orgogliosa di quello che ho fatto. Sicuramente non ce l’avrei fatta senza le persone che mi sono state vicine, anche Jas col suo sorriso mi ha aiutato. La sua vicinanza mi ha migliorata umanamente e tennisticamente”. E’ il momento di ricordare anche le fasi più difficili della sua carriera:“Io non cercavo il sostegno di nessuno, ho sofferto, certo, sono stati momenti durissimi, ma sono rimasta lì, solo per amore di questo sport, del tennis. Ricordo di aver fatto un intero torneo servendo da sotto, la gente mi prendeva in giro. Ed ora sono qui, solo perché io non ho mollato”. Qualcuno la sprona… Los Angeles 2028? “Direi che prima mi godo questo successo, ma di sicuro non è ancora arrivato il momento di smettere”. Sara spiega anche il ricorso al fisioterapista dopo il primo set. “Mi faceva male l’adduttore, non riuscivo nemmeno a camminare, ma la forza mentale è stata superiore. Ho detto a Jasi che dovevamo scioglierci e stare più tranquille. Ho provato a stare un po’ sul fondo per variare il nostro gioco, da quel momento in poi le cose hanno cominciato a funzionare, abbiamo cambiato l’inerzia del match e ci siamo mosse meglio. Nel super tie-break è stato importante stare sempre avanti nel punteggio”.