Insegnare come educare è particolarmente complesso, ma allo stesso tempo affascinante, proprio perché ci si confronta costantemente con le proprie esperienze, di fronte a persone una diversa dall’altra.
Le meraviglie delle variabili cognitive fanno sì che l’insegnante, in questo caso sportivo, abbia di fronte a sé individui con molteplici caratteristiche. Anche per questo motivo la didattica metacognitiva è uno strumento di grande aiuto per l’insegnante. Questo metodo consiste nell’imparare ad imparare, in buona sostanza rendere consapevoli gli allievi del loro apprendimento.
La didattica metacognitiva aiuta a capire meglio ciò di cui si è a conoscenza ed in campo sportivo, nello specifico per il nostro tennis, gli allievi arrivano a sentire meglio i propri colpi, con una vera consapevolezza psicofisica e quindi una rinnovata padronanza e soddisfazione.
Personalmente applico questa metodologia negli allievi tennisti, sia giovani che adulti, e ho trovato risposte molto interessanti, motivazioni aggiuntive sia per gli allievi, che per il sottoscritto. Chiaramente essendo un metodo, ha bisogno di una pianificazione, di un costante monitoraggio e della valutazione periodica, sottolineando costantemente all’allievo i progressi.
C’è bisogno di ricerca continua da parte di chi insegna, con una messa in discussione ciclica, mettendo da parte l’orgoglio che spesso frena anche il miglioramento degli allievi.
Sarà sempre più importante l’umiltà, perché ci permette di rimanere curiosi ed evolvere sul piano umano, sia per quanto riguarda noi stessi, che per gli altri.
Siamo prima di tutto educatori, con la responsabilità e il privilegio di crescere persone prima che atleti. La coscienza farà la differenza.
Un abbraccio sportivo.
Fabrizio Serafini

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