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“Sport e cultura” di Fabrizio Serafini – C’è ancora bisogno di maestri?

Tutto si è velocizzato, molte cose sono più facili da ottenere e spesso con un click possiamo ricevere informazioni di ogni tipo. 

Ma tutto questo può sostituire un maestro? E soprattutto chi è un maestro?

Il maestro, persona abile e competente che sa qualcosa di più, cioè superiore e che non sbaglia?

Chi di noi non ricorda una figura adulta che ha condizionato il nostro umore, in certi casi rinvigorendo l’autostima, oppure al contrario denigrando un nostro operato?

In campo scolastico, sportivo o semplicemente nella quotidianità.

Per definire un buon maestro ci potremmo soffermare a mio avviso al buon esempio e nella sua benevolenza disinteressata; una figura, il maestro, che possa trasmettere esperienzeattive” e costruttive ad un essere umano.

Senza finzioni o titoli accademici, il buon maestro dovrebbe comunicare, non solo a parole ma soprattutto nei propri comportamenti (stato di coscienza) e nei propri atteggiamenti (stato d’animo), interessanti momenti da condividere e soprattutto che possano far crescere l’individuo in quanto tale.

Credo che un maestro debba mettersi allo stesso livello dell’allievo o se vogliamo della persona che è vicino a lui, che pur non avendo richiesto uno specifico insegnamento, può attingere da quelle esperienze che aiutano a formare l’individuo, ognuno diverso dall’altro, con il diritto di essere rispettati in quanto tali, con le proprie ‘peculiarita’.

Ma allora chi è veramente un maestro?

C’è chi considera un maestro esclusivamente una persona colta, altri richiedono saggezza, altri ancora si aspettano un moralista o comunque una persona con un codice etico ben definito.

Ma c’è da chiedersi se l’affettività, la sensibilità, lo spessore, siano ancora dei valori, se il maestro debba essere una persona attenta alle esigenze del singolo e soprattutto sappia “tirare fuori” dall’individuo tutto il suo potenziale, senza alcuna discriminazione o preferenza.

Allora il vero maestro può essere un individuo anaffettivo, distaccato, ricco di fredde nozioni?

L’essere umano, perché si possa definire tale, non può rimanere indifferente a ciò che non ritiene giusto.

L’umanità in quanto tale resta la base delle relazioni, dalle quali un maestro, ammesso che siate d’accordo che anche oggi ce ne sia bisogno, non può prescindere. Allora c’è da chiedersi: esistono ancora buoni maestri?

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