Cerca
Close this search box.

Cent’anni di solitudine e poi…Errani e Paolini in finale in doppio a Parigi

Sara Errani e Jasmine Paolini firmano la grande impresa. Esattamente un secolo dopo il bronzo di Uberto De Morpurgo ai Giochi di Parigi del 1924 il tennis italiano conquista una medaglia alle Olimpiadi e lo fa con una romagnola, Sara Errani, ed una toscana, Jasmine Paolini. La coppia azzurra, testa di serie n.3, ha travolto per 6-3, 6-2 le ceche Muchova-Noskova. Medaglia sicura, bisognerà ora aspettare la finale di domenica per capire se d’oro o d’argento, contro le russe che gareggiano senza bandiera Mirra Andreeva-Diana Shnaider. Alla finale Sara e Jasmine ci sono arrivate, con un’altra prestazione impeccabile. Contro le ceke è stato uno show, con protagonista assoluta la massese, la migliore in campo così come nel match dei quarti contro le inglesi Boulter-Watson. Roba da manuale del tennis. Basti pensare che dal 3-3 del primo set le azzurre hanno conquistato nove degli ultimi 11 game. Sono state superiori in tutto: nella percentuale di prime in campo (81% contro 71%), e nei punti ottenuti con la prima di servizio (77% contro 63%). Hanno annullato tutte e tre le palle-break concesse, proprio quando hanno servito per il match ed hanno da parte loro trasformato tutte e tre le opportunità concesse dalle loro avversarie. Nel complesso 6 vincenti contro 10 gratuiti: 4 contro 23 il bilancio di Muchova e Noskova. Equilibrio fino al settimo game del primo set, con Sara al servizio, è il primo del match che si decide ai vantaggi: ma un rovescio all’incrocio delle righe di Paolini permette ad Errani di chiudere la volée e poi è ancora Jasmine a tirare su Noskova chiudendo la questione (4-3). Nel gioco successivo Jasmine risponde molto bene al servizio di Muchova, arrivano due palle-break – le prime dell’incontro – e Noskova non è brillante sotto rete. Arriva il break che decide il primo set. Nel secondo set il break arriva al 3° game e viene gelosamente conservato dalle azzurre, che anzi di break ne mettono a segno un altro. Nell’ottavo gioco, con Sara al servizio, arrivano le prime tre palle-break della partita per le ceche (oltretutto consecutive): Paolini cancella la prima, Noskova spreca la seconda, Errani cancella la terza con un diritto lungolinea. Poi, su un errore di Noskova arriva il match-point: Sara serve da sotto, Jasmine tira in mezzo, Noskova mette fuori il rovescio. Al termine Sara è entusiasta: “Io avevo il pallino dell’Olimpiade fin da piccola, era il mio sogno partecipare, poi è diventato il mio sogno provare a vincere una medaglia. Per me l’Olimpiade è sempre stata il massimo, e vincerla varrebbe più dei tornei dello Slam che ho conquistato. Ci ho provato per tanti anni, poi ho trovato Jasmine e l’ho contagiata con il mio entusiasmo… olimpico. La devo ringraziare, perché dopo essere stata eliminata in singolare non ha fatto una piega, anzi: era allo stremo, ma ha dato tutto quello che aveva per onorare l’impegno. È davvero un sogno aver vinto una medaglia, un momento speciale, che ci ripaga di tanti sacrifici. Siamo felici ma sappiamo che dobbiamo concentrarci subito per la finale, perché a questo punto non abbiamo nessuna intenzione di accontentarci”. Sara racconta il segreto di questo fantastico doppio.“Aver trovato l’equilibrio giusto tra di noi e il giusto modo di stare in campo. Io piano piano sono avanzata verso la rete, ci ho lavorato tanto e sono contenta di essere migliorata”. Sara protagonista fino in fondo, con quel servizio da sotto sul match point. “L’avevo detto a Jasmine in panchina, poco prima, non può dire che non la abbia avvisata, se servo io sul match point batto dal basso, vedrai che lei ti farà la smorzata. Così è andata. E ora guardiamo il match delle avversarie e ci prepariamo come se fosse la finale di uno Slam. Ma è più di uno Slam”.

Immagini collegate:

5/5

More to explorer

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Net-Gen

“Le infinite radici della bellezza del tennis sono autocompetitive. Si compete con i propri limiti per trascendere l’io in immaginazione ed esecuzione.”

Contatti