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Next-Gen? Sì, ma dei presidenti nel tennis romagnolo

C’è una nuova generazione di dirigenti nel tennis romagnolo che lascia ben sperare nel futuro. Un gruppo di 40enni, alcuni qualche anno in più, che ci mettono passione, tempo, competenza e lungimiranza. Facciamo anche i nomi di questa nouvelle vague: Roberto Rinaldi, Moreno Pecci, Fulvio Campomori, Andrea Mazzavillani, la new-entry Carlo Licciardi, i fratelli Gianni e Viller Brighi, Antonio Luciani, Giancarlo Sabbatani, Maurizio Tappi, Roberto Raffaelli fino a Gilberto Fantini, presidente del Circolo Tennis Rimini e del Comitato Regionale e diversi altri (mi perdoneranno i non citati). Senza trascurare, naturalmente, Christian Forcellini, che da anni guida con sagacia la Federazione Sammarinese Tennis. Mi piace sottolineare anche l’impegno di donne preparate ed appassionate, come Francesca Cerri, Elisa Vandi, Vittoria Zoli.

Negli ultimi 30 anni, dopo la generazione di persone come Giancarlo Capponcelli, Dante Getti, Chiarino Cimurri e Claudio Sintoni, dei dirigenti se ne era persa la traccia, a tutto favore dei tecnici che sono stati la vera ancora di salvezza di molti club. Quante volte, parlando con un presidente mi ha risposto: “Parla con il maestro, fa tutto lui”. Accanto ai maestri abbiamo avuto anche la generazione dei baristi-manager, persone di buona volontà, ma di scarsissima cultura tennistica, tanto che spesso non sapevano leggere i tabelloni che campeggiavano dietro la fila dei bicchieri e dei caffè.

Ora abbiamo nuovamente una bella schiera di dirigenti, e parlo di quelli dilettanti, perché c’è anche una nutrita schiera di direttori pagati, che fortunatamente masticano tennis e per la maggior parte sono bravissimi.

Sono buone notizie per il nostro tennis perché finalmente, con questi dirigenti, si può guardare lontano. Continuo a dire loro che nel 2019 un Circolo Tennis non può tenere le posizioni che attualmente occupa, o va avanti oppure va indietro. In mezzo non si sta più, perché la concorrenza è forte, ci sono circoli che si stanno impegnando sui giocatori, sui programmi, sulle strutture e lo faranno sempre più. Il mio ruolo, quello del giornalista, è quello di far capire quanto è importante il compito di questi nuovi dirigenti. Egoisticamente lo dico perché hanno capito finalmente che la comunicazione è fondamentale, perché non se ne può più di tornei organizzati per i propri soci, di Open nazionali con 10 spettatori in tribuna per la finale, di tornei giovanili che nascono e finiscono nel proprio club, con buona pace degli sponsor che si chiederanno: perché ho messo qualcosa in un torneo di cui nessuno sente parlare?

Se in un club c’è un ragazzino che gira il mondo va valorizzato, se un prodotto della scuola locale va avanti in un torneo va valorizzato, se un circolo ottiene risultati a livello regionale o nazionale vanno valorizzati. E’ finito il tempo dei cartelli appesi in bacheca con un “Bravo”. Confido che la nuova generazione di dirigenti sia coerente con un principio al quale ho sempre mirato: portare il tennis alla stessa esposizione mediatica di sport come volley e basket, lascio perdere il calcio.

Nutro questa fiducia per un motivo specifico: sono convinto che questi dirigenti faranno dei giocatori, grazie naturalmente all’operato dei maestri. Ma li faranno perché hanno capito che da quella fucina di talenti dipenderà il futuro dei loro club.

Sono fiero dei miei presidenti, gente che programma per i propri ragazzi stagioni internazionali, gente che cerca soldi per far giocare all’estero i migliori talenti, gente che ti chiama per farti sentire partecipe di una nuova era tennistica in Romagna, gente che ti dà fiducia perché in fondo ha capito che sei uno di loro. Per questo è nato il progetto net-gen.it, non per fare l’ennesimo lavoro giornalistico, ma per raccontare una bellissima storia da fare insieme.

Lancio un’idea che nasce da un’osservazione. Questi presidenti o dirigenti illuminati rischiano di lavorare in solitudine, come delle monadi, quando so benissimo che si troverebbero bene insieme a scambiare idee, opinioni, consigli, proposte. Cosa ne dite allora se creiamo un club tipo Lions o Panathlon, con solo tennisti, dirigenti, maestri, giocatori? Facciamo un incontro al mese nelle varie provincie, si mangia, si sta insieme, ci potrebbe essere un relatore su temi comuni, una conviviale. Un Club dei Club, cosa ne dite? Attendo proposte.

Alessandro Giuliani

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