Dodici mesi fa quell’agognato piccolo scudo rosso, bianco e verde che ha un grandissimo valore per qualsiasi sportivo, tennisti compresi, era sfumato per un soffio, al doppio di spareggio, con le torinesi di Beinasco a fare festa. Ora Lucia Bronzetti è pronta per riprovarci. La giocatrice di Villa Verucchio, che il 10 dicembre spegnerà 21 candeline, con i colori del Tennis Club Genova 1893 è infatti una delle protagoniste delle finali di serie A1 femminile di scena al PalaTagliate di Lucca da venerdì 6 a domenica 8 dicembre (la terza giornata è dedicata comunque solo alla sfida maschile, di fronte Sporting Selva Alta Vigevano e Ct Vela Messina).

BRONZETTI: “LA NOSTRA UNIONE PUO’ FAR LA DIFFERENZA” – A contendere il Tricolore alla formazione del capoluogo ligure, giunta all’ultimo atto del campionato in rosa per la sesta volta negli ultimi sette anni – nel 2017, come gli appassionati romagnoli ben ricordano, era stata la matricola Faenza in semifinale a sgambettare le liguri – è il Tennis Club Prato. Un testa a testa già andato in scena in finale per quattro anni consecutivi, dal 2013 al 2016 (con unica affermazione genovese nel 2014, dopo il primo storico titolo datato 1998). E’ stato un percorso quasi netto, quello del team capitanato da Mauro Balestra: cinque vittorie e una sconfitta nella fase a gironi (proprio a Prato), chiudendo al primo posto il gruppo 1, poi nella semifinale play-off il 4-0 esterno a Lucca all’andata, che ha spianato la strada, anche se al ritorno le toscane hanno tentato la clamorosa rimonta all’ombra della Lanterna, stoppata dal successo in tre set della veterana Alberta Brianti su Tatiana Pieri.
“Siamo una squadra molto unita, dentro e fuori dal campo – spiega la giocatrice romagnola, che chiude il 2019 al numero 334 della classifica mondiale Wta – e questo a mio avviso fa la differenza anche quando si tratta di affrontare avversarie sulla carta più forti. Ci appoggiamo a vicenda una sull’altra e ci carichiamo, e la riprova è l’essere riuscite ad arrivare sin qui senza grandi patemi. Prato? E’ una formazione molto solida, abituata a primeggiare in questo campionato: sarà una bella battaglia, noi siamo pronte a gettare ogni energia nella contesa, con la speranza di non rimanere con l’amaro in bocca come nella passata edizione, che ancora dentro un po’ brucia”.

“CONTRO LA TREVISAN SPERO DI TROVARE LA CHIAVE GIUSTA” – Un anno fa proprio alla Bronzetti era toccato l’onore e l’onere di aprire le ostilità contro la giovane Federica Rossi, superata in rimonta per 46 63 75. Stavolta invece, salvo sorprese dell’ultim’ora nelle scelte dei capitani, in base all’ordine di schieramento comunicato dalla Federazione la giovane riminese dovrebbe scendere in campo sabato alle 11 nel singolare fra le numero 2 (il regolamento prevede si parta venerdì alle 16 con il singolare fra le numero 3, a seguire quello delle numero 1, poi nella seconda giornata il terzo singolo e l’eventuale doppio), al 99 per cento opposta a Martina Trevisan. “Quella 2018 era la mia prima finale e anche prima diretta tv, per cui all’inizio ero piuttosto contratta per via della tensione – ricorda Lucia – Poi con il passare dei minuti le cose erano andate meglio ed ero riuscita a portare a casa il punto dell’1-0. Non ho mai affrontato prima la Trevisan, in questi giorni di allenamento ho curato in particolare il modo in cui si gioca contro i mancini. Al di là degli aspetti tecnici conterà tanto il fattore emotivo e nervoso e il come riusciremo a gestirlo. Con il capitano a bordo campo e anche una compagna di squadra come Alberta Brianti, che a quasi 40 anni con tanta esperienza ad alti livelli e ora avendo pure iniziato a lavorare come coach sa darci consigli assai preziosi che ci aiutano molto, spero di poter trovare la giusta chiave anche in considerazione della superficie molto veloce”.

“DAREI UN 8 ALLA MIA STAGIONE, A KAZAN LA SVOLTA” – Le finali al PalaTagliate costituiscono l’ultimo impegno di una stagione intensa, in cui la tennista romagnola, cresciuta sotto la guida di coach Patricio Remondegui, per poi passare a Roma al Piccari Tennis Team con i fratelli Francesco e Alessandro Piccari, ha compiuto non pochi progressi. “Nel 2019 ho inanellato diverse semifinali nei tornei ITF da 25mila dollari e questo indica che come livello ci sono. Inoltre ho giocato tanto sulla terra, la superficie meno congeniale per le caratteristiche del mio tennis, ma dovevo imparare ad esprimermi anche su questi campi. Mi ritengo soddisfatta della mia annata e, se dovessi darmi un voto, sarebbe un bel 8. Certo, non sarebbe male chiudere in bellezza con uno scudetto, anche uno splendido regalo di compleanno…”, l’auspicio della verucchiese, che non fatica ad individuare il momento top della sua stagione. “Ho giocato molto bene a Kazan, in Russia, a marzo, e credo sia stata una vera e propria svolta. In quel 25.000 dollari partivo dalle qualificazioni, ma quando sono arrivata mi è venuto il torcicollo e onestamente pensavo di non riuscire a giocare e temevo di dovermi ritirare dopo pochi game. Ho tenuto duro, lottando, e ho portato a casa quel match, migliorando poi il rendimento giorno dopo giorno. E’ stata davvero un’iniezione di fiducia importante, per capire che in questo genere di tornei potevo starci benissimo”.

“PER IL 2020 PUNTO A PROGREDIRE ANCORA” – Dopo un paio di stagioni di crescita umana e tennistica, la Bronzetti insegue un ulteriore salto di qualità nell’anno che verrà. “La prossima settimana inizieremo la preparazione invernale, che abbiamo leggermente posticipato per via delle finali tricolore. In ogni caso abbiamo tempo, visto che la mia stagione 2020 partirà solo in febbraio. Non ci poniamo obiettivi particolari in termini di classifica, ma prima di tutto puntiamo ad alzare la qualità del mio tennis, poi risultati e quindi ranking saranno una diretta conseguenza. Vedremo se, come programmazione, sarà il caso o meno di giocare di più sul veloce per sfruttare la mia predisposizione. Sto compiendo un percorso di maturazione e sono convinta di avere ancora margini di miglioramento. Del resto, casi come quelli di Jasmine Paolini, fresca di ingresso tra le prime 100 del mondo, e Giulia Gatto-Monticone, arrivata per la prima volta a giocare uno Slam a 30 anni, rappresentano uno stimolo e un esempio di cui fare tesoro”. Magari la giusta spinta a Lucia potrebbe venire proprio da quel piccolo scudo rosso, bianco e verde.

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