Redo Camporesi e il Tennis Europe al Carpena nel ricordo del padre Gaio: “Un grande onore e una grande opportunità”

Il Tennis Europe farà tappa dal primo luglio sui campi del Villa Carpena con una prestigiosa rassegna internazionale Under 12 dedicata alla memoria di un gigante dello sport forlivese come Gaio Camporesi. Abbiamo sentito il figlio, Redo Camporesi, affermato dentista, buon tennista e dirigente del Carpena, impegnato in prima linea nell’allestimento del torneo con il direttore Ferrante Rocchi.

– Redo Camporesi, suo padre, scomparso due anni fa, è stato un pioniere e pietra miliare dello sport forlivese, tra i fondatori del Panathlon e del Tennis Villa Carpena. Cosa significa per la famiglia unire il ricordo di Gaio Camporesi con la prima edizione del Tennis Europe Under 12 che si svolgerà al Carpena dal primo luglio?

Un grande onore, un grande piacere, una grande opportunità. Mio padre è stato un sostenitore e promotore di tutti gli sport, ma viveva il tennis in modo particolare. Io e mio fratello Gaddo siamo subito rimasti estremamente entusiasti all’idea di dare il nome di Gaio Camporesi ad un torneo giovanile, Under 12 nella fattispecie. Come dicevo, la promozione dello sport parte dai bambini, da un’auspicata cultura sportiva di cui mio padre parlava sempre, che dovrebbe iniziare dalla scuola. La linea tracciata dal babbo, così lo chiamavamo, alla romagnola, era semplice da seguire”.

– La vostra è una famiglia di tennisti, lei, suo fratello Gaddo: ci può spiegare da dove nasce il legame specialissimo che vi unisce a questo sport?

Nasce pure questo da mio padre, che cominciò a giocare a tennis nel 1940, in quello che attualmente è il club Marconi, ed allora era il collegio Aeronautico di Forlì. Gaio è stato un buon giocatore di classifica 15/2, attualmente sarebbe stato un 3.1, e faceva “ammattire” i suoi avversari con palleggi lunghi ed estenuanti: in pratica uno stupendo “pallettaro”. Gaddo ha ripercorso le orme, arrivando ad essere un buon C1 (forse un po’ meglio dell’attuale 3.1), con un gioco totalmente diverso, basato principalmente su un colpo da Ko, un dritto devastante tirato da ogni posizione del campo. Io non sono stato mai alla loro altezza, ma avevo uno spirito da attaccante, sempre portato disperatamente verso la rete, il “serve and volley”, per fare presto e non soffrire da fondocampo. Villa Carpena è stata la nostra palestra di vita. Tennis, amicizie ed aggregazioni sono nate tutte lì, fin dal 1977 anno della sua inaugurazione e mio padre è stato uno dei 12 fondatori”.

– In questi ultimi anni il Carpena ha puntato molto sui giovani, prima l’organizzazione dei campionati italiani Under 13, poi la final four dei campionati a squadre Under 14, ora il Tennis Europe. E’ dunque una politica mirata alla linea verde? 

Me lo auguro di cuore. Già negli anni ’80 vennero organizzate a Carpena manifestazioni giovanili di carattere internazionale. Penso alla Coppa Borotra Under 16, alla Winter Cup negli anni ’90, a Carpena scesero in campo dei 15enni di futuro valore come Karlovic, Ljubicic e un certo Roger Federer. Quindi la strada anche qui pare sia stata già tracciata con un bel solco. Ora la scuola tennis diretta dal maestro Alberto Casadei vanta una generazione di ragazzini mai così forte ed aggressiva come adesso, con nomi di interesse nazionale, uno su tutti Lorenzo Angelini classe 2006, una delizia per gli occhi di noi “vintage” amanti del rovescio ad una mano. I progetti sono tanti e in divenire. Non termineranno di certo con il Tennis Europe di luglio, la voglia di fare è ben presente per il futuro”.

– Cosa si augura da questa prima edizione del Tennis Europe Under 12 al Carpena? 

Ovviamente, incrocio le dita, spero che la manifestazione riscuota successo per partecipazione di tennisti in erba e di pubblico ad assistere. Sono Under 12, mi auguro che italiani e stranieri si sentano il più possibile “a casa” all’interno del circolo, sia per i giocatori che per i loro accompagnatori. Faremo di tutto perché ciò accada, anche grazie al prezioso aiuto del nostro anfitrione Ferrante Rocchi. Un ultimo auspicio. Villa Carpena è stato sempre guardato con un occhio un po’ sospetto da parte dei frequentatori degli altri circoli forlivesi, per motivi che non riguardano il tennis. Spero che questa sia un’occasione, nel nome dello sport, per riconciliare tutti con la passione del tennis, vivendo il torneo a bordo campo con la gioia di osservare dei piccoli atleti che si affrontano da avversari e non da nemici. Mio padre Gaio questo ce l’ha insegnato fin da bambini, senza troppi discorsi, ma col suo esempio in campo. Ha giocato fino a 80 anni e non l’ho mai sentito parlare durante un suo match, mai una contestazione, mai improperi. Quando qualcuno adduceva scuse per una sconfitta, era solito dirgli: “Anche a te, come a me, succede una cosa stranissima, perdi contro uno che gioca meglio!”.

Alessandro Giuliani

 

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